lunedì 28 novembre 2011

INALCA


Il Comitato è stato contattato da alcuni cittadini di Castelvetro, preoccupati per il progetto di costruzione di un impianto di "cogenerazione a grasso animale" (che per molti aspetti riteniamo sia peggiore di un normale inceneritore) nel territorio del loro Comune, da parte di Inalca S.p.A.

Si tratta di un impianto di grosse dimensioni (5 MW elettrici contro 1 MW elettrico del progetto annullato a San Dalmazio). L'impianto sarebbe finalizzato a bruciare gli scarti della macellazione per produrre energia elettrica (incentivata) e calore, e verrebbe realizzato nello stesso sito in cui si lavorano le carni destinate all'alimentazione umana. Ci saranno contaminazioni tra la linea che ingressa gli scarti di macellazione (circa 31 mila tonnellate all'anno, trattate con acido cloridrico) e la linea che produce carne da mangiare? Non lo sappiamo, comunque questo ci basta per essere molto preoccupati.

Oltre a ciò, dalla prima lettura dei documenti, disponibili sul sito della provincia di Modena, non appare chiaro come, attraverso la tecnologia scelta, che lavora a bassa temperatura, si possano controllare le emissioni di diossina in ambiente, con possibili gravi conseguenze sulla salute, sia dirette, sia indirette (che ricadrebbero sulle attività produttive circostanti: allevamenti, coltivazioni, produzioni tipiche).

I cittadini di Castelvetro si stanno organizzando in Comitato e hanno iniziato una raccolta firme per contrastare la realizzazione dell’impianto. Il Comitato di San Dalmazio, nell’ambito delle proprie possibilità, intende fornire il proprio supporto sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista mediatico, contribuendo a diffondere notizie e comunicazioni.
In particolare, invitiamo tutti a partecipare alla pubblica assemblea indetta per mercoledì 30 novembre, di cui postiamo sopra il volantino: contiamo sul senso civico di tutti, ricordando anche che i fumi tossici non conoscono confini...
Appena possibile, predisporremo i punti per contribuire alla raccolta firme.


lunedì 21 novembre 2011

SCACCO MATTO


Come anticipato nel post di domenica, solo ora siamo in grado di fare un resoconto dell’esito della vicenda dell’inceneritore di San Dalmazio, oggetto della pubblica assemblea indetta dall’Amministrazione Comunale di Serramazzoni venerdì 18 novembre u.s.
L’esame di due faldoni e di due cd-rom contenenti tutta la documentazione ha infatti richiesto molto tempo e non è nel nostro stile pronunciarci in maniera affrettata, senza avere potuto esaminare tutti gli atti di cui si parla (come già detto, nonostante tutto fosse disponibile già dal 16 novembre, il Comitato ha avuto accesso alla documentazione solo il giorno dopo l’assemblea pubblica). Nello stesso modo, non siamo abituati a farci coinvolgere in discussioni dai toni talmente alterati da costringerci ad alzare la voce per poter proseguire un discorso, come accaduto nella serata di venerdì.
Per queste ragioni, abbiamo preferito differire i commenti, a favore di una visione più lucida e distaccata degli eventi.

L’esame degli atti ci ha permesso di comprendere perché ci siano stati consegnati solo dopo l’assemblea: in questo modo, l’Amministrazione ha infatti potuto fornire la sua interpretazione dei fatti senza possibilità di contraddittorio, sostenendo in particolare di avere sempre prodotto atti legittimi. Gli atti, ora completi, affermano ESATTAMENTE IL CONTRARIO.

In primo luogo, la documentazione dimostra senza possibilità di equivoci che la DIA è stata annullata perché il cosiddetto “impianto a biomassa” deve essere correttamente qualificato come “inceneritore di rifiuti” e, in quanto tale, NON POTEVA IN ALCUN MODO ESSERE AUTORIZZATO MEDIANTE UNA SEMPLICE DIA.
Poiché l’impianto INCENERISCE I RIFIUTI PER PRODURRE ENERGIA ELETTRICA, sarebbe stato necessario procedere fin da subito con una autorizzazione unica in Provincia (ai sensi del D.Lgs 387/2003), senza trascurare ovviamente le dovute procedure di Valutazione Impatto Ambientale o Screening (ai sensi dell’art. 208 del Codice Ambientale) e, non ultima, la Conferenza dei Servizi. TUTTO QUESTO NON E’ MAI STATO FATTO e, poiché gli atti prodotti erano dunque ILLEGITTIMI, si è giunti all’ANNULLAMENTO in autotutela.

In secondo luogo, vorremmo evidenziare che il Comune di Serramazzoni aveva già prodotto un PARERE FAVOREVOLE DAL PUNTO DI VISTA URBANISTICO (in data 11/12/2010,  prot. n. 14254), a firma del responsabile del Servizio Urbanistica Edilizia Privata, Geom. Enrico Tagliazucchi, in merito alla “richiesta di rilascio di compatibiltà urbanistica ai fini dell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera derivanti dalla attività di produzione di energia elettrica da fonti alternative e più precisamente da biomassa agricola, in prevalenza compost, da realizzarsi in Via Corniola Grocci – San Dalmazio – Serramazzoni  (MO)”.
Nonostante il Geom. Enrico Tagliazucchi non abbia alcuna competenza specifica riguardo ad impianti che bruciano/gassificano “compost”, ha espresso PARERE URBANISTICO FAVOREVOLE, senza sapere bene cosa fosse questo “compost”.

In sintesi, l’Amministrazione, che ha riconosciuto innumerevoli volte di non avere la competenza per giudicare sul piano tecnico questi impianti, ha comunque ritenuto opportuno andare avanti, camuffando questo inceneritore sotto le mentite spoglie prima di un capannone agricolo e poi di un impianto a “fonte rinnovabile”, attivando un iter autorizzativo “casalingo”, non conforme alla normativa, che ha portato a sottovalutare, con singolare superficialità, svariate problematiche di tipo urbanistico, ambientale e tecnico, come abbiamo ampiamente documentato nel nostro ricorso al TAR e nella nostra istanza di autotutela.

Solo a seguito delle forti pressioni esercitate dal Comitato è stato attivato un procedimento di verifica della DIA, ma fino alla fine l’Amministrazione rifiuta di riconoscere gli errori compiuti, ossia di aver prodotto ATTI ILLEGITTIMI, e si ostina a voler accusare il Comitato di essersi prestato a strumentalizzazioni politiche, quando invece, esattamente all’opposto, ha svolto una funzione di interesse pubblico che sarebbe spettata all’Amministrazione!

E’ forse vantaggioso per qualcuno indurre le persone a ritenere che dietro ogni azione ci sia un interesse personale, pubblico o privato; è forse utile mescolare le carte, nel tentativo di nascondere i propri errori. Ma qui, come è evidente, ci sono solo cittadini associati in un Comitato svincolato da qualsiasi schieramento politico e il cui unico interesse è il bene comune, anche se per alcuni sembra difficile da capire o da credere.

Per questo, nell’esultare per aver conseguito il risultato a cui hanno teso tutti i nostri sforzi nel corso di questi lunghi mesi, ci rammarichiamo dell’atteggiamento tenuto fino alla fine dall’Amministrazione Comunale di Serramazzoni. In altri paesi democratici, un comportamento di questo tipo avrebbe portato alle IMMEDIATE DIMISSIONI DEI DIRETTI RESPONSABILI.

Prima di concludere, vogliamo ringraziare con tutto il cuore le oltre tremila persone che hanno sostenuto la nostra battaglia. Un particolare ringraziamento va ai cittadini che sono intervenuti all’assemblea di venerdì 18 novembre e che hanno risposto, meglio di quanto avremmo potuto fare noi stessi, alle insinuazioni dell’Amministrazione sull’inutilità del lavoro svolto dal Comitato e sul denaro che avrebbe fatto spendere inutilmente ai cittadini per il ricorso al TAR.
La veemenza e il calore con cui i presenti hanno rivendicato il nostro ruolo fondamentale sono stati per noi il riconoscimento più bello per le energie spese e per gli sforzi compiuti nella difesa del bene comune.



domenica 20 novembre 2011

ANNULLAMENTO



Venerdì 18 novembre u.s., nel corso di un'assemblea pubblica indetta dall'Amministrazione Comunale di Serramazzoni, è stato annunciato l'annullamento della DIA che avrebbe consentito la realizzazione dell'impianto di San Dalmazio.
Il Comitato, benché gli atti relativi al procedimento di verifica della legittimità della DIA fossero già disponibili, ha avuto accesso ad essi solamente ieri, sabato 19: la mancata conoscenza degli atti ci ha pertanto impedito di argomentare e rispondere agli interventi degli amministratori, costringendoci a osservazioni di carattere generale, senza potere entrare nel merito.
Attualmente i tecnici del Comitato stanno studiando la documentazione, che è piuttosto voluminosa; appena possibile, posteremo una sintesi delle nostre valutazioni.




mercoledì 16 novembre 2011

Articolo 15-11-2011 Il Resto del Carlino


E' uscito ieri sul "Resto del Carlino" l'articolo sopra riportato, che annuncia la realizzazione di alcuni impianti a biomasse in altrettanti centri dell'Appennino (nell'immediato, Fanano, Pievepelago e Montecreto).
Siamo molto soddisfatti di apprendere che il caso di San Dalmazio ha fatto scuola: altri Comuni montani, prima di procedere con le autorizzazioni, intendono mettere bene in chiaro che il loro impianto non è come quello proposto a Serramazzoni!
In primo luogo, gli impianti proposti negli altri comuni sono molto più contenuti (circa 12 volte più piccoli del "nostro" dissociatore molecolare) e sono destinati al solo teleriscaldamento, quindi progettati per funzionare soltanto nel periodo invernale (solo 2500 ore all'anno, contro le 8000 ore all'anno dell'impianto proposto a Serramazzoni).
Secondariamente, si tratta di impianti che funzionano esclusivamente a cippato di bosco, basandosi su appalti di fornitura concessi ad agricoltori locali che possono garantire la filiera: chiaramente queste caldaie non possono funzionare se alimentate con rifiuti solidi urbani (per citare soltanto un tipo di materiale che invece potrebbe essere smaltito nell'inceneritore di Serramazzoni).
Infine ci teniamo a precisare che nel piccolo Comune di Montecreto, anche se l'opera verrebbe realizzata da un privato, il Sindaco si è premurato di informare prima i cittadini.
Ci auguriamo vivamente che l'esempio mostrato da questi Comuni appenninici venga seguito da tutti.

sabato 12 novembre 2011

RESOCONTO - INCONTRO VARIANTE N.T.A. DEL 10/11/2011











Postiamo oggi il resoconto dell’incontro tenutosi giovedì 10 novembre 2011 tra l’Amministrazione Comunale di Serramazzoni, i rappresentanti dei gruppi di minoranza e quelli di diverse associazioni di agricoltori. L’invito a partecipare, che abbiamo postato ieri, era esteso anche a due dirigenti dell’area Territorio e Ambiente della Provincia di Modena, che tuttavia non hanno presenziato alla riunione, così come non era presente l'assessore all'Ambiente del Comune di Serramazzoni, mentre i rappresentanti del Comitato sono stati convocati in seconda battuta, su esplicita richiesta da parte nostra.

Come anticipato ieri, tema dell’incontro era stimolare una riflessione collettiva sulla variante alle N.T.A. proposta dall’Amministrazione nel corso del Consiglio Comunale del 29 settembre u.s., volta a stabilire una distanza minima di 2 km dai centri abitati per gli impianti a biomasse che si volessero costruire in futuro nel territorio del Comune di Serramazzoni.
Innanzitutto, abbiamo avuto il piacere di vedere condivisa la nostra opposizione all’impianto di San Dalmazio da parte di tutti i rappresentanti di categoria: è stato concordemente osservato, infatti, che il suddetto impianto sarebbe completamente estraneo a qualsiasi logica di tipo agricolo, essendo, per la tecnologia scelta e per la potenza dell'impianto, completamente avulso dalle esigenze del nostro territorio. I rappresentanti delle associazioni di agricoltori si sono dichiarati disponibili a dare il loro contributo all’elaborazione di linee guida, che da un lato permettano di tutelare il territorio e dall’altro non impediscano la realizzazione di impianti virtuosi, collegati ad aziende attive e alle relative produzioni.

Ma qui sorgono i problemi. Il Comitato, come si legge nell’intervento del Presidente postato ieri, ha indicato alcune delle caratteristiche che permetterebbero di operare una cernita tra impianti diversi, in modo tale da escludere futuri tentativi di spacciare inceneritori di dimensioni industriali per piccoli impianti a biogas. Ma questi rilievi, sollecitati dall’Amministrazione stessa, rischiano di porsi in contrasto con una Legge Regionale che, allo stato attuale, è ampiamente permissiva. Le strade possibili sono perciò due: la prima, limitarsi rigidamente alla norma regionale, che consentirebbe di inserire distanze di tutela dai centri abitati  solo per gli impianti di produzione di energia elettrica che non operino in assetto cogenerativo; la seconda, intraprendere un tentativo di introdurre criteri di valutazione e selezione degli impianti pensati sulle reali esigenze del territorio, consapevoli però che allo stato attuale la legge regionale va in tutt’altra direzione. 

La sensazione è che si stia semplicemente prendendo (e perdendo) tempo: si sollecita la partecipazione dei rappresentanti di categoria per ingraziarseli, consapevoli che a livello normativo il Comune può fare ben poco, con operazioni che sembrano già demagogicamente orientate alla campagna elettorale.
In particolare, ci sembra preoccupante e inaccettabile che, come emerso nel corso della discussione, l’Amministrazione Comunale continui a giudicare poco praticabile la via della condivisione con i cittadini di scelte gravose (e i cui risultati ricadrebbero pesantemente sulle loro teste) come quelle relative agli impianti in oggetto. 
Data la complessità della materia, la scarsa diffusione delle competenze necessarie per giudicare la qualità e l’impatto di tali impianti, l’incertezza della normativa (continuamente soggetta a revisione - fatto stesso che ne denuncia l'inadeguatezza), ci sembra imprescindibile una discussione la più ampia possibile fra tutti i soggetti coinvolti, e dunque cittadini in primis, di ogni progetto di impianti simili che venga proposto. In caso contrario, infatti, il rischio è quello di veder proliferare comitati, come in effetti sta accadendo ovunque in Italia, con disagi, sperperi e sofferenza che si potrebbero facilmente evitare.


Concludiamo sostenendo che la vera, unica, possibile soluzione è pervenire in tempi brevi a una modifica della legge regionale. E' pertanto indispensabile un'azione sinergica da parte di forze politiche e istituzionali che convergano verso la definizione di linee guida condivise, che possano contribuire a diradare le nebbie di una normativa confusa, da cui conseguono l'attuale situazione di caos relativo alle tipologie di impianti ammissibili e il proliferare indiscriminato degli stessi sul territorio. 


In questo senso e in quest'ottica, è fondamentale l'azione di controllo costruttivo svolto dai comitati, di cui auspichiamo una presenza sempre più massiccia e coordinata. 





venerdì 11 novembre 2011

INTERVENTO - INCONTRO IN COMUNE SULLA "VARIANTE DEI 2 KM"

Pubblichiamo il testo dell'intervento del Presidente del Comitato all'incontro che si è tenuto ieri pomeriggio in Comune tra rappresentanti di diverse associazioni degli agricoltori e Amministrazione Comunale, riguardante la così detta 'variante dei 2 km' (di cui avevamo già parlato il 29-09-2011).

Presentazione ------------- Mi chiamo Enrico Bussei, sono un ingegnere meccanico e nel mio lavoro mi occupo di energia, tuttavia questa sera sono stato invitato in veste di presidente del Comitato Civico di San Dalmazio a tutela della salute e dell'ambiente. Il comitato nasce nell'agosto di quest'anno ed ha come scopo quello di impedire, con ogni mezzo consentito dalla legge, la costruzione e la messa in esercizio di un impianto di “Produzione di energia elettrica da biomassa” che si dovrebbe realizzare a San Dalmazio. Il fatto -------- Il Comitato ha dimostrato che l'impianto proposto a San Dalmazio, chiamato “dissociatore molecolare”, è in realtà un vero e proprio inceneritore di rifiuti. Infatti la tecnologia scelta è costituita da una prima fase di gassificazione del materiale organico a 400°C (produzione di SYNGAS), da una seconda fase costituita da una caldaia adiabatica di ossidazione a 1000°C del SYNGAS stesso, che alimenta poi una caldaia a recupero ad olio diatermico, che a sua volta alimenta una turbina ORC che produce 1000 kW elettrici. La potenza termica lorda del materiale in ingresso è pari a quasi 8000 kW termici. Alla fine del processo si ottengono ceneri da smaltire (diverse tonnellate al giorno), emissioni in atmosfera che tutti respirano, filtri pieni di polveri da smaltire come rifiuti, acque o fanghi di processo pure da smaltire. Tutto questo da realizzarsi di fronte ad una scuola materna ed elementare, attraverso una azienda agricola creata EX NOVO, che ad oggi sul nostro territorio non svolge alcuna attività agricola. Nelle relazioni tecniche agli atti vengono proposti come materiali da trattare nell'impianto, oltre alle biomasse, un lungo elenco di rifiuti (anche pericolosi) che possono essere smaltiti dallo stesso impianto; viene poi spiegato che le ceneri prodotte verranno utilizzare come “arricchimento” dei terreni destinati alle coltivazioni agricole; viene infine descritta la tecnologia scelta per il trattamento dei fumi, che è del tutto analoga a quella adottata all'interno di un normale inceneritore. Tale impianto, per poter essere autorizzato in zona agricola, viene descritto come un impianto a biomasse. L'impianto dovrebbe trattare circa 56 tonnellate al giorno di biomasse (che in realtà, come si è visto, potranno essere rifiuti di ogni genere), senza preoccuarsi di indicare chiaramente la filiera a monte che dovrebbe alimentare l'impianto: IN ALTRE PAROLE, NON SI SA DA DOVE PROVERRANNO LE “BIOMASSE” DA UTILIZZARE. L'impianto viene realizzato per accedere ad una tariffa incentivante onnicomprensiva concessa dal GSE pari a 280€/MWh: è da qui che proviene l’interesse, tutto italiano, verso questo tipo di impianti: in tutta Europa, invece, gli impianti a combustione diretta di biomassa per la produzione di energia elettrica non sono più costruiti da quasi 10 anni, perché non sono sostenibili dal punto di vista ambientale e pertanto i governi ritengono di non doverli finanziare in alcun modo. In Italia, allo stato attuale, sono ancora sostenibili solo dal punto di vista economico, naturalmente fino a quando continueranno ad esserci incentivi. Attualmente i lavori a San Dalmazio sono fermi, perché la documentazione prodotta dalla ditta proponente era priva di alcuni documenti progettuali obbligatori per legge; inoltre dopo l’ 8 settembre 2011, grazie ad una istanza di annullamento in autotutela avanzata dal Comitato, è stato avviato un procedimento di verifica di legittimità dei titoli abilitativi presso il SUAP della Comunità Montana del Frignano. Siamo in attesa che tale procedimento si concluda entro la metà di novembre e auspichiamo che ciò avvenga con un atto ufficiale di annullamento dei titoli abilitativi già rilasciati. Nel frattempo siamo stati costretti a fare ricorso al TAR, perché il 26 ottobre scorso sarebbero scaduti i nostri termini di impugnazione e, in caso di ricusazione dell’istanza di autotuela, ai cittadini non sarebbero rimaste altre strade legali e praticabili per cercare di bloccare la costruzione dell’impianto. Intenzioni ---------- Come Comitato, siamo consapevoli e ci siamo battuti perché fosse chiaro a tutti che questo tipo di impianto non poteva essere realizzato in zona agricola, a pochi passi dal centro abitato e dalle scuole materne ed elementari. Tuttavia il Comitato è anche consapevole che la normativa regionale e nazionale è favorevole agli impianti a biomasse, in particolare nelle zone montane, così come siamo consapevoli che la normativa sulle biomasse non è affatto chiara; nel frattempo le ditte costruttrici spingono per vendere impianti di grossa taglia, spesso troppo sovradimensionati per le reali esigenze dell'azienda agricola che vuole investire. Questo mix di condizioni ci preoccupa enormemente, perché stiamo vivendo la vicenda di San Dalmazio con grande sofferenza e non vogliamo passare la nostra vita a combattere contro situazioni assurde come questa. Il Comitato si pone come soggetto indipendente a difesa del cittadino: nel futuro saremo sempre più comitati vigili e disponibili ad esaminare gli atti, perché sono i cittadini a costituire i Comitati e a portare le informazioni ai Comitati stessi. Numeri ------ Quanto vale una tonnellata di letame bovino se trasformata in energia elettrica? Circa 30 euro. Però la tonnellata di letame che conoscevano i nostri nonni viene trasformata in qualcosa d’altro: cenere ed emissioni in ambiente nel caso degli impianti a combustione diretta, biodigestato ed emissioni in ambiente nel caso di impianti a biogas. Quanto vale una tonnellata di letame bovino utilizzato nella concimazione dei campi? E’ più difficile dirlo, anche perché a Serramazzoni vi sono gli specialisti del letame: come sapete, la “poesia del letame” è stata scritta a Pompeano, dove addirittura si sono inventati il Festival del letame che è “cibo della terra”. Questi signori sono riusciti a vendere il parmigiano reggiano biologico in tutto il mondo e sicuramente la loro intuizione, il cumulo di letame biodinamico, ha avuto grande successo internazionale. Vogliamo aggiungere che, anche considerando i soli impianti a BIOGAS, sicuramente meno impattanti rispetto agli impianti a combustione diretta di biomassa, per ottenere rese elevate devono essere alimentati da quantità significative di materia prima vegetale (ad alto contenuto di carbonio), ad esempio insilati di mais o di sorgo o di grano, che di fatto sottraggono terreno fertile alle colture destinate all’alimentazione umana ed animale. Per motivi di costo e di reperibilità, molto spesso questa frazione “nobile” viene sostituita con materiale organico di risulta da lavorazioni agro-industriali o più genericamente dalle frazioni organiche dei rifiuti urbani. Questi materiali di scarto, classificati come rifiuti, sono tuttavia più problematici da gestire e da autorizzare soprattutto se vi sono trasporti e stoccaggi intermedi. Domande ------- 1) Chiediamo alle associazioni qui presenti di esprimere un parere sull’impianto proposto a San Dalmazio. 2) Chiediamo alle forze politiche qui presenti di esprimere un giudizio netto a favore o contro l’impianto proposto a San Dalmazio e chiediamo che tale giudizio venga esplicitato nella prossima campagna elettorale come punto fondamentale dai candidati che vi vorranno partecipare. 3) Chiediamo alle associazioni e alle forze politiche qui presenti di esprimere le loro linee di indirizzo sul tema dello sfruttamento delle biomasse per finalità energetiche. Variante dei 2 km ----------------- Il Comitato ha sostenuto, fin dall’inizio, che la così detta variante alle NTA “dei 2 km”, per come è stata proposta, è in contrasto con la normativa vigente. La misura di tutela può essere indicata dai Comuni, ai sensi della legge regionale 5 agosto 2011, solo per impianti che NON operano in assetto cogenerativo o trigenerativo, ossia impianti che non recuperano la parte termica dell’energia prodotta; in pratica non è possibile portare a 2 km un impianto che deve recuperare l’energia termica per riscaldare delle abitazioni ad esempio. Riteniamo che in particolare le amministrazioni, per tutti i tipi di impianti che vengono proposti sul territorio, debbano essere in grado di capire la natura dell’impianto e di distinguere tra impianti buoni e impianti non buoni, stabilendo dei criteri di valutazione condivisi con la cittadinanza, ad esempio: 1) FILIERA - si può autorizzare un impianto solo se esiste una filiera certa a monte dell’impianto stesso 2) DISTANZE - quanta distanza deve percorrere la biomassa prima di essere utilizzata (favorire filiere a km zero o comunque all’interno del proprio Comune per garantirne anche la tracciabilità) 3) RENDIMENTI - stabilire dei rendimenti minimi per selezionare le tecnologie da adottare ad esempio: > 85% per la sola parte termica, >60% annuale per la cogenerazione/trigenerazione (termico + elettrico al netto degli ausiliari). 4) POTENZA - favorire gli impianti di piccola potenza a servizio delle attività agricole e sfavorire i grossi impianti speculativi slegati dalla realtà aziendale. 5) TONNELLAGGIO - favorire gli impianti che muovono poco materiale sulle strade e stabilire un tonnellaggio massimo annuale in funzione della capacità delle strade che si devono percorrere per raggiungere l’impianto 6) TITOLARITA’ - favorire le imprese che sono già presenti sul territorio e che dimostrano di avere reali attività agricole in grado di produrre la biomassa necessaria a far funzionare l’impianto. La cosa più importante è stimolare sempre la partecipazione della popolazione in queste scelte ancora troppo delicate per essere prese in completa autonomia dalle amministrazioni: è indispensabilie informare, coinvolgere i cittadini e le associazioni di cittadini, raccogliere opinioni e condividere le scelte;il bene comune non dovrebbe essere oggetto di contenziosi fra opposti schieramenti, ma interesse di tutti.

sabato 5 novembre 2011

RACCOLTA DIFFERENZIATA ... MILANO, 1939

Il luogo comune vuole che la società dei consumi necessiti inevitabilmente di inceneritori: molto produciamo, molto scartiamo.
Anche volendo prescindere da un’ormai inevitabile riflessione sull’eticità e sulla sostenibilità dell’ideologia della crescita continua (che, oltre ad affamare milioni di persone, sta portando la civiltà globalizzata sull’orlo del collasso), la storia insegna come le soluzioni siano spesso a portata da mano, se non ci si fa abbagliare dalle menzogne di chi guarda solo all’interesse economico personale.
Il documentario che postiamo oggi mostra il funzionamento della raccolta differenziata a valle a Milano, nel 1939. Quasi un secolo fa, con meno denaro, meno mezzi, meno tecnologia a disposizione, ma più buon senso, si era già arrivati alla soluzione. Senza inceneritori.


giovedì 3 novembre 2011

CONVOCAZIONE CONSIGLIO DIRETTIVO 4 NOVEMBRE 2011

Venerdì 4 novembre 2011 alle ore 20.30, presso la sede del Comitato, è convocato il consiglio direttivo, con il seguente Ordine del giorno: 


1. Aggiornamento della situazione;
2. Varie ed eventuali.