giovedì 24 maggio 2012

STOP INCENERITORE INALCA

Postiamo i due comunicati rispettivamente della Provincia di Modena e del Comitato No Impianto Biomasse Inalca. Grazie a tutti i cittadini che si sono attivati: evidenziando le criticità dell'intervento presso gli enti preposti a rilasciare le autorizzazioni, ma soprattutto informando correttamente le persone è stato possibile ottenere questo primo e importante risultato.

COMUNICATO DELLA PROVINCIA DI MODENA

Comunicato stampa N° 373 del 22/5/2012 
CASTELVETRO, IMPIANTO TERMOVALORIZZAZIONE INALCA
PER CONFERENZA DEI SERVIZI NON RISPETTA LE NORME UE 
L'impianto di termovalorizzazione dell'Inalca di Castelvetro non è conforme alle norme europee e alle norme urbanistiche quindi non può esser realizzato. Lo ha stabilito la Conferenza dei servizi della Provincia di Modena riunita martedì 22 maggio per realizzare la Valutazione dell'impatto ambientale e l'analisi sulla fattibilità della proposta della ditta. 
La Conferenza, composta da tutti i soggetti interessati, ha chiarito che i regolamenti europei non consentono la realizzazione di impianti di questo tipologia in quanto tuttora non riconosciuta dalle autorità sanitarie. 
Inoltre le informazioni fornite dalla ditta sulle emissioni sono state giudicate dalla Conferenza non complete al fine di esprimere un giudizio. 
Resta aperto un aspetto relativo alla lavorazione preventiva della carne che sarà deciso in una prossima seduta della Conferenza, ma il parere negativo alla sua combustione resta confermato. 
Il progetto prevedeva la realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica e termica da biomasse di origine animale, di una potenza pari a 5 megawatt elettrici e 5,7 megawatt termici


COMUNICATO DEL COMITATO NO IMPIANTO BIOMASSE INALCA

Il Comitato No Impianto a Biomasse Inalca esprime soddisfazione per lo stop dato dalla Provincia alla realizzazione del cosiddetto termovalorizzatore di Castelvetro.
Rimane vigile al fine di monitorare l’evoluzione del progetto Inalca e di altri che dovessero costituire sul territorio pericolo per la salute pubblica e ambientale e danno per la qualità di vita dei cittadini.
In particolare esprime preoccupazione per l’idea di un “polo energetico” che sorgerebbe nel Comune di Castelnuovo Rangone , con il rischio che tale territorio possa divenire un “collettore” di scarti animali o altro, andando a peggiorare la qualità ambientale  già fortemente compromessa.
Continuiamo a ritenere assurdo che per diminuire le emissioni di CO2 da fonti fossili, si progetti di immettere nell'ambiente  ogni anno centinaia di tonnellate di inquinanti ben più pericolosi,  in una zona che per costituzione orografica è soggetta a uno scarso ricambio d'aria ed è già caratterizzata dalla presenza di industrie inquinanti.
Per quanto sopra esposto, il Comitato crede che non sia opportuno in questa zona installare impianti a biomasse/biogas. Si riserva pertanto di  continuare la propria azione in questa o altra forma associativa affinché  gli Amministratori Pubblici si adoperino per la tutela della salute .

sabato 19 maggio 2012

N.10 INCENERITORI A ZOCCA?

Posto con preoccupazione l'articolo apparso Mercoledì scorso sulla "Gazzetta di Modena" e sono molto sorpreso dei commenti del Sindaco di Zocca.
L'articolo parla di "CENERI" e di "CATRAME", che non sono proprio amenità o cose indispensabili per garantire la qualità della vita, ma piuttosto si generano a seguito di un processo di combustione e quindi anche se si cercano sempre nuove definizioni, ho paura che si tratti dell'ennesimo inceneritore (anzi degli ennesimi 10 inceneritori)!
Vorrei sottolineare che nonostante siamo già nel 2012 risulta ancora valida la Legge di conservazione della massa di A. Lavoisier: "in una reazione chimica la massa dei reagenti è esattamente uguale alla massa dei prodotti, anche se appare in diverse forme ".
Ma vediamo quanta massa verrebbe "trattata", per capire di cosa stiamo parlando. Leggo che questi 10 impianti brucerebbero ciascuno 1,5 tonnellate all'ora, moltiplicando per 24 ore al giorno e per 365 giorni all'anno, avremo la "bellezza" di 131 mila tonnellate all'anno; per dare un riferimento, l'inceneritore di Modena, che è dimensionato per "servire" tutta la Provincia, può bruciare al massimo 240 mila tonnellate all'anno.
Forse Zocca è improvvisamente diventata una metropoli?
Chiedo al Sindaco di Zocca di declinare cortesemente la proposta di questi importanti investitori dell'Alabama, sono sicuro che Zocca, così come altri comuni limitrofi, non hanno bisogno di queste cose.
Non vorrei che Zocca si trovasse in breve tempo nelle condizioni di un altro Comune dell'Appennino.
Potrebbe capitare di essere coinvolto in 3 ricorsi al TAR (con annessa richiesta di risarcimento danni); nell'altro Comune, ad esempio, erano partiti autorizzando un semplice "fienile", nessuno poteva immaginare che dentro quel grosso scavo avrebbero poi costruito un vero e proprio inceneritore; sempre nell'altro Comune, l'imprenditore parla ancora di un impianto estremamente innovativo: in grado di produrre "energia ecologica", anche detta "bioenergia", con emissioni "molto interessanti" e che dal camino uscirebbe soltanto "vapore acqueo"...

Enrico Bussei

clicca qui l'articolo della Gazzetta di Modena del 16-05-2012


Dall’Alabama a Zocca dieci impianti a biomassa

Una delegazione americana è stata ricevuta in municipio dal sindaco «Un’opportunità di sviluppo energetico che sfrutta gli scarti dell’agricoltura»
di Francesco Boffa

ZOCCA. Dall'Alabama per capire se esistono le condizioni per investire a Zocca e dintorni. È stato questo il filo conduttore del primo meeting della cordata rappresentata da Terry Habshey e che si è tenuto ieri in municipio. Il progetto "Usa business in Italian context" è stato reso possibile dall'Ing. Danilo Russo, product manager in Sistemi di Automazione Industriale proveniente dall' esperienza Ferrari a Maranello. L'ingegner Russo, insieme alla delegazione statunitense che ha interesse a investire sul nostro territorio, ha presentato gli impianti a biomassa alimentati dagli scarti dell'agricoltura, ancora assenti nel nostro paese. L'obiettivo degli investitori è procedere step by step, introducendo subito 10 impianti ciascuno della potenza di un un mega watt e di durata di 40-50 anni. Nel processo industriale si produce calore, energia, cenere, energia, acqua distillata e catrame, niente viene scartato e può essere utile alla comunità. La Quantità di prodotto che andrebbe bruciata è di circa 1 tonnellata e mezzo all'ora. La macchina può inoltre svolgere attività continuativa per 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno. L'area interessata varia a seconda della quantità della materia prima disponibile, ma coinvolgerebbe sicuramente i comuni limitrofi. «Do il benvenuto agli investitori statunitensi - ha esordito il sindaco Pietro Balugani - e li ringrazio della disponibilità e dell'opportunità che ci danno. Crediamo nelle fonti di energia rinnovabili e speriamo di poter sfruttare la possibilità che ci verrà proposta». Dopo il benvenuto di Balugani, è intervenuto Habshey. «Spero di riuscire a condividere con voi questo importante progetto - ha detto - Credo che ognuno di noi conosca l'importanza delle energie rinnovabili per la vita sul nostro pianeta. Sono fiero di dire che questo è il primo comune italiano sul quale viene presentato questo business plan. Oggi vorremmo cominciare a capire se può esserci qualche interesse e se ci sono termini per sviluppare il progetto. Vorrei parlare con voi, per cercare di capire se ci sono opportunità comuni (come credo). Siamo tutti consapevoli dell'importanza di queste fonti di energia». «L'idea - spiega l'ingegner Russo - nasce dalla possibilità di valutare un business,e tra quelli più interessanti c'è quello legato all'energia, sfruttando impianti a biomassa - e non a biogas, come quelli già presenti in diversi comuni -o gassificazione che gestiscono qualsiasi tipo di scarto agricolo senza alcun impatto sull'ambiente. Èsicuramente un'opportunità di sviluppo economico e di creazione occupazionale, anche giovanile. Il finanziamento proposto è sostenuto dalla delegazioned'oltreoceano - copre tutte le spese di realizzazione».

domenica 13 maggio 2012

Proiezione Film "SPORCHI DA MORIRE"

per chi volesse partecipare, l'ingresso è gratuito, vi preghiamo inviare una e_mail al Comitato lasciando nome e n. di telefono comitato.sandalmazio@gmail.com

FILM DOCUMENTARIO 
sulla pericolosità degli Inceneritori 
 
VENERDI'  25 MAGGIO 2012 ore 20,30

presso il Cinema Teatro Massimo Troisi
 Via delle Rimembranze 8
NONANTOLA (MO)


Un film scomodo che vuole rendere visibile un pericolo invisibile ma reale



E' vero che gli inceneritori fanno male? Perchè in Italia si continuano a costruire questi impianti mentre nel resto del mondo si stanno smantellando? Quali sono i rischi concreti per la salute? Quali sono i danni provocati dalle nano-particelle emesse dagli inceneritori? Quali sono le possibili alternative? 
 

seguirà  dibattito con il pubblico in sala

Clicca qui per scaricare il volantino stampabile per chi volesse contribuire alla diffusione e al volantinaggio 


mercoledì 9 maggio 2012

RIUNIONE RICORSI E MALE LINGUE

Ad oggi non è ancora possibile sapere se l'11 Ottobre 2012 sarà fissata l'udienza di merito anche per il ricorso promosso dal Comitato.
Ricordiamo che a fine Marzo era stata presentata dal nostro legale "istanza di riunione dei ricorsi" al fine di poter anticipare il giudizio del TAR anche riguardo le ragioni esposte dal Comitato nel proprio ricorso (infatti l'11 Ottobre è già in calendario l'udienza per la discussione di merito sul ricorso promosso dalla Sig.ra Minozzi e dalla ditta MBE contro gli atti di annullamento e archiviazione di Comune e SUAP).
Indicativamente possiamo dire che entro 60 gg (a ritroso) dall' 11 Ottobre si dovrebbe sapere se anche l'udienza relativa al nostro ricorso sarà fissata per la stessa data.
Nel frattempo vorremmo rassicurare tutti i membri del Comitato, ed in particolare i 26 firmatari del ricorso promosso dal Comitato, in relazione ad alcune voci messe in giro "ad arte" da qualche bizzarro personaggio che forse dovrebbe dedicarsi a "gare di burlesque" anziché farci perdere tempo spaventando la gente con notizie non vere. Più precisamente vorremmo ribadire che i firmatari del ricorso al TAR promosso dal Comitato, come anche i firmatari della petizione contro la costruzione dell'inceneritore NON devono pagare 5 milioni di Euro di danni alla ditta proponente. Come già spiegato più volte nelle precedenti assemblee generali, i cittadini, firmando il ricorso al TAR, si sono semplicemente rivolti ad un Ente superiore preposto, il TAR appunto, per chiedere di verificare la legittimità di atti che avrebbero consentito la costruzione dell'inceneritore ma sono stati prodotti da altri Enti (in questo caso specifico dal Comune di Serramazzoni e dal SUAP della Comunità Montana del Frignano). I semplici cittadini non hanno il potere di cagionare alcun danno alla ditta proponente poiché gli atti (sia quelli autorizzativi originali, sia quelli successivi di annullamento/archiviazione) non sono stati prodotti dai cittadini ma appunto dal Comune e dal SUAP. Il fatto che la ditta proponente scriva nel proprio ricorso: "Tali danni dovranno quindi essere rifusi dagli enti convenuti (Comune e Suap ndr), in solido con il Comitato Civico, ... " non significa che debbano pagare i cittadini del Comitato. Della serie: "domandare è lecito, rispondere è cortesia". Noi cittadini rispondiamo semplicemente che i danni non si possono chiedere ai proponenti di un ricorso al TAR, perché l'oggetto del contendere è semplicemente la legittimità degli atti prodotti da determinati Enti, quindi, che se la prendano esclusivamente con gli Enti che tali atti hanno prodotto.
Duole dirlo, ma, nella malaugurata ipotesi in cui il nostro Comune dovesse essere condannato dal TAR a pagare dei danni alla ditta proponente perché prima ha rilasciato degli atti e poi li ha annullati, alla fine pagherebbero sempre i cittadini (anche se le ruspe, che hanno scavato il buco ancora sotto gli occhi di tutti, non le hanno certo volute i cittadini di San Dalmazio)!

martedì 8 maggio 2012

Mappiamo il latte

Postiamo questo importante contributo pubblicato ieri da Repubblica  - D.it

Quanto è inquinato il latte delle mamme italiane? E perché deve preoccupare tutti? D.it tenta una mappatura   Di Ilaria Lonigro

 

clicca qui ->  per l'articolo

 

Ci sono cose che non andrebbero mai perse d'occhio: le api, gli anelli di un albero, il latte di una mamma. Tutte indicano con molta precisione il livello di inquinamento di una zona. E quando sono contaminate, a preoccuparsi non devono essere le api, gli alberi e le madri, ma un'intera popolazione.

Stoccolma, oltre dieci anni fa. Viene sottoscritta la Convenzione che vieta 12 inquinanti persistenti (quelli che restano nell'ambiente e negli organismi per anni), tra cui le pericolosissime diossine, a cui se ne aggiungono altri 9 nel 2009. 151 Stati da allora l'hanno ratificata. L'Italia, no. Solo nel nostro Paese, infatti, unico caso in tutta l'Unione, immettere diossine ed altri POPs (Persistent Organic Pollutants) nell'ambiente è ancora possibile.
A farlo, come risulta dal registro europeo sulle sorgenti di diossine, è soprattutto la combustione di rifiuti urbani, ospedalieri e industriali. Il caso di Montale, in provincia di Pistoia, ha dimostrato una volta per tutte la relazione tra inceneritori e contaminazione del latte materno: i profili delle molecole tossiche riscontrate nei campioni di latte erano esattamente sovrapponibili a quelli emessi dall'impianto e trovati anche nella carne di pollo.

Tra le fonti, anche le industrie che producono o lavorano metalli (rapporto INES 2006, Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) e le discariche, come ha evidenziato drammaticamente il controverso rapporto Sebiorec per la Campania. Non solo: gli inquinanti, come spiega un recente studio pubblicato su Medico e bambino, dal titolo “Breastmilk, dioxins and PCBs”, si spostano da un territorio all'altro attraverso venti e acque e sono assunti dalle persone per mezzo di alimenti contaminati, in particolare carni, pesce e derivati animali. Il problema, evidentemente, è di tutti.
Oltre a diossine e PCB (policlorobifenili), sono più di 300 le sostanze tossiche, di cui molte mutagene e cancerogene, che possono essere trasferite al bambino in pancia o col latte materno. Tra queste, benzene, mercurio, cadmio. I rischi di un'esposizione alle diossine, in particolare, sono tutt'altro che da sottovalutare: tra i pericoli per il bambino, sia in pancia che una volta nato, ci sono ritardi nella crescita, anomalie del comportamento e danni neuropsichici. L'esposizione a diossine di un individuo, invece, è legata allo sviluppo di tumori, anomalie dello sviluppo cerebrale, deficit del sistema immunitario, disturbi riproduttivi, cardiovascolari, epatici, cutanei, polmonari, metabolici, endometriosi e endocrinopatie.

A chiedere la ratifica della Convenzione di Stoccolma, da anni, è la Campagna Nazionale in Difesa del Latte Materno dall'inquinamento, condotta da una Giovanna D'Arco nostrana, Patrizia Gentilini. Classe '49, madre e oncologa, da anni chiede a gran voce un monitoraggio a campione del latte materno, per mappare le zone più inquinate e rendere consapevoli i cittadini “di informazioni che spesso vengono occultate, come la diffusione di diossina”. A dire quante diossine emette un'industria, infatti, è la stessa industria, tramite un meccanismo di autocontrollo che lascia molti dubbi anche nelle metodologie. Nonostante l'inquinamento, però, mette in chiaro Gentilini, è sempre preferibile allattare al seno i bambini.

Ma quanto è inquinato il latte materno in Italia? E quali sono le zone a rischio? Con l'aiuto di Patrizia Gentilini, D.it ha cercato di fare una mappatura, riunendo i (pochi) dati pubblicati recentemente, che, nella maggior parte dei casi, hanno un significato più di “case report” che di ricerca scientifica. In Italia, infatti, il monitoraggio del latte materno è lasciato troppo spesso all'iniziativa (anche economica) di cittadini preoccupati, come nel caso di Montale.
Il limite massimo di concentrazione di diossina e sostanze tossiche equivalenti (TEQ) nel latte materno è per consuetudine stabilito a 6 picogrammi per grammo di grasso e corrisponde al valore limite fissato dall'UE per il latte animale a crudo.

Nella capitale, le mamme hanno in media 20,4 picogrammi di TEQ per grammo di grasso nel latte. A Milano 10 picogrammi, così come a Piacenza, Giugliano, Montale e Forlì. A Marghera i valori oscillano tra i 25 e i 34,2 picogrammi. A Brescia una mamma aveva 147 picogrammi di TEQ per grammo di grasso: un valore mai segnalato prima in letteratura. A Taranto, dove è in funzione da 50 anni l'acciaieria più grande d'Europa, che, secondo i dati INES 2006, immette in atmosfera 96,5 g di diossina all'anno (il 92% del totale di diossina immessa in Italia dai grandi impianti), il valore medio è di 23,41 picogrammi per grammo di grasso, ma l'apice ha toccato i 39,99 picogrammi. Infine a Caserta si è registrato un valore medio di 12,1 picogrammi di TEQ per grammo di grasso.

domenica 6 maggio 2012

CONVEGNO ISDE MODENA 5/5/2012


Ieri mattina si è tenuto a Modena il convegno dal titolo "Inceneritori, Ambiente e Salute", organizzato dall'associazione "ISDE" (Medici per l'ambiente) sezione di Modena  e dall'Ordine dei Medici della provincia di Modena.
Postiamo di seguito l'articolo apparso oggi sul quotidiano "Modena Qui" in cui è possibile leggere un breve resoconto. Condividiamo le preoccupazioni dei medici e auspichiamo che si possa al più presto anche nella nostra provincia superare il concetto di incenerimento dei rifiuti, spegnere gli impianti di incenerimento ed attuare la strategia "Rifiuti Zero" tramite raccolta differenziata porta a porta e tariffa puntuale.