Il Comitato Civico di San Dalmazio ha sottoscritto il documento perché ne condivide i contenuti e le finalità.
MEMORANDUM SULLA PROLIFERAZIONE DELLE CENTRALI A BIOGAS E BIOMASSE
a cura del Coordinamento nazionale Terre Nostre
dei comitati no biogas, no biomasse e per la salute e l'ambiente
❉❉❉
Probabilmente
sarà a conoscenza della corsa alla realizzazione, in tutte le regioni d'Italia,
di centinaia e centinaia di centrali termoelettriche alimentate con l'energia
prodotta da biogas e da biomasse liquide e solide.
Saprà anche che la realizzazione
di suddette centrali è giustificata esclusivamente dall'elevato livello degli
incentivi erogati attraverso i certificati verdi e la tariffa onnicomprensiva,
livello che, anche dopo la revisione della tariffa “flat” operata con il V°
conto energia, rimane doppio di quello medio europeo.
La sproporzione
tra l'utile ricavato da soggetti privati (per lo più società finanziarie) e i
disagi e gli impatti territoriali negativi, indotti dalle centrali a biogas e
biomasse, ha determinato il sorgere di centinaia di comitati spontanei e di
altrettante situazioni di conflitto, tensione sociale e contenziosi legali.
Le gravi
tensioni sociali indotte dalla corsa agli incentivi per la produzione di
energia elettrica “rinnovabile” sono legate
alla mancata informazione alle comunità locali circa l'avvenuta
presentazione di domande di autorizzazione per la realizzazione di suddetti
impianti, alla scarsa possibilità dei portatori di interessi di far valere le
proprie osservazioni nel contesto di procedure autorizzative uniche espletate
nell'arco massimo di soli 120 giorni, e all’insufficienza delle linee guide
nazionali (e regionali) circa la localizzazione delle centrali. Scarse sono
anche le possibilità delle amministrazioni locali di opporre pareri negativi in
sede di Conferenza dei servizi stante le previsioni dell' art. 12 D.Lgs. 387/03
che dispone che: "... Le opere
per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le
opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio
degli stessi impianti sono opere di pubblica utilità indifferibili ed urgenti
...".
Effetti sulla
qualità dell'aria e della salute (palese contraddizione con la Direttiva
europea sulla qualità dell'aria e sulla VIA)
Tale grave
forzatura emerge in tutta evidenza qualora vengano valutati i bilanci
energetici netti delle centrali. Essi risultano modestamente positivi, a fronte
di una serie di impatti innegabili, anche in forza di valutazioni discutibili
dell'assetto cogenerativo degli stessi, ovvero della valutazione del recupero
energetico del calore dissipato dai motori. La constatazione che il risparmio
di energia fossile e di emissioni climalteranti è marginale, se non nullo,
dovrebbe di per sé mettere in discussione i presupposti della utilità pubblica
di tali impianti.
La mancata
considerazione di questi aspetti fondamentali per la qualità dell'aria è frutto
del mancato recepimento della Direttiva europea che impone di non compromettere
ulteriormente la qualità dell'aria laddove questa è già compromessa come
avviene nella maggior parte della Pianura padana e in altre aree del paese dove
le concentrazioni di polveri sottili restano al disopra dei limiti massimi per
un numero di giorni superiore a 50.
Una ulteriore
distorsione che richiede l'attenzione del nuovo governo e del nuovo parlamento
riguarda il contrasto tra la Direttiva europea sulla Valutazione di impatto
ambientale (V.I.A.) e le norme applicate da quelle regioni che evitano di
sottoporre gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a
biomassa di potenza fino a 999 kwe alla citata VIA o alla procedura di
Screening che, secondo la Direttiva, non possono essere legate solo alla
potenza delle centrali ma anche al cumulo con altri impianti e fonti emissive
nello stesso territorio e ad altri elementi
giustamente previsti dalla normativa europea.
Questa
situazione dipende da una inadeguata o mancata classificazione di questi
impianti che l’ASUR (Azienda Sanitaria Unica Regionale) delle Marche e l’AUSL
di Vercelli hanno classificato l’attività di produzione di energia elettrica
come industria insalubre di 1^ classe come previsto dal DM 05/09/94 al punto 7
lettera C (centrale termoelettrica).
Palese
contraddizione con le politiche di governo del territorio
Le centrali a
biomasse, grazie al singolare quadro normativo delle autorizzazioni, non
impattano solo sulla qualità dell'aria ma anche sulle politiche di governo del
territorio e su diritti fondamentali dei cittadini residenti nelle vicinanze
degli impianti.
Secondo quanto
disposto al comma 7 dell’art. 12 del citato D. Lgs: " ... gli impianti
alimentati esclusivamente da fonti rinnovabili, possono essere ubicati anche in
zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici e pertanto non è
necessario adottare varianti di destinazione d’uso. L’A.U. costituisce, dove
occorre, variante allo strumento urbanistico ... ".
Desideriamo
ancora richiamare la vostra attenzione sulle conseguenze di quanto disposto dal
suddetto comma: una quasi totale licenza di realizzazione delle centrali a
dispetto dei diritti fondamentali di cittadini che si sono visti installare dei
biodigestori o delle centrali a biomasse a pochi metri (avete letto bene) dalle
proprie abitazioni. Per non parlare di localizzazioni che non tengono conto
della presenza di aree di valore ambientale, storico, paesaggistico, di corsi
d'acqua e delle conseguenti possibili esondazioni. Non mancano centrali a
biogas (con digestori della capacità di migliaia di metri cubi di liquame)
realizzate sui versanti delle colline con poca o nulla possibilità di evitare
gravi sversamenti in caso di incidente.
Le comunità che
hanno avuto la sfortuna di vedersi realizzata nel raggio di poche centinaia di
metri una centrale a biogas lamentano regolarmente emissioni maleodoranti e
forte rumorosità dei motori oltre a un via vai di mezzi pesanti che per alcuni
mesi rende impraticabili o di rischiosa e problematica percorrenza le strade
comunali o vicinali utilizzate per l'alimentazione delle centrali. Strade che,
come sovente si verifica nelle campagne, sono costeggiate da fossati che
rendono pericoloso il transito con mezzi pesanti provenienti da direzione
opposta in ragione della scarsità di piazzole di scambio.
Una seria minaccia
all'agricoltura e all'economia rurale
(turismo,
agroalimentare)
Considerare le
centrali termoelettriche a biogas e biomasse di " utilità pubblica "
comporta pesanti distorsioni anche in campo agricolo e sulla complessiva
economia rurale dei territori. Le società che gestiscono le centrali
(costituitesi come "agricole"
solo al fine di massimizzare incentivi e di operare in regime agricolo ai fini
fiscali e della PAC) sono in grado di
monopolizzare il mercato degli affitti dei terreni agricoli e di spingere
all'insù i costi dei servizi agrimeccanici e dell'acqua di irrigazione
aggravando la già problematica redditività delle aziende agricole piccole e
medie e mettendo a rischio interi comparti produttivi legati a specifiche
produzioni locali di qualità sostituiti da coltivazioni intensive in
monocoltura, fortemente dipendenti da elevati livelli di input di pesticidi,
concimi chimici, acqua di irrigazione. Inutile sottolineare poi come
l'estensione, che in alcune provincie raggiunge già decine di migliaia di ha di
superficie agricola al servizio di una
energia che non è assolutamente rinnovabile venendo da una agricoltura
industriale altamente energivora ed inquinante, mette in discussione livelli
già bassi di autosufficienza per diverse filiere agroalimentari strategiche.
Il caso del
digestato da biomasse è emblematico di pura sottrazione di vita ad un ambiente
che invece ne avrebbe bisogno assoluto e che, essendo già in grave carenza, non
può reagire che con patologie che portano a morte prima l’ecosistema e poi noi
irresponsabili artefici.
Oltre alla
perdita di produzioni tipiche, la presenza delle centrali minaccia anche quelle
aziende che si sono incamminate sulla via dell'agricoltura biologica e
dell'agriturismo e che dipendono per la loro attività da una elevata qualità
ambientale oltre che da un paesaggio agricolo non compromesso.
❉❉❉
In base a
queste considerazioni e alla luce del fatto che l'obiettivo assegnato
all'Italia (burden sharing) per la quota di energia elettrica da fonti
rinnovabili è stato ampiamente superato risulta urgente introdurre rapidamente
dei correttivi ad una normativa specifica lacunosa e contraddittoria con la
tutela di esigenze fondamentali e con lo stesso quadro normativo europea e
nazionale.
Oltre ad
invitarvi ad informarvi maggiormente su quanto sta avvenendo nella vostra
circoscrizione/collegio intendiamo chiedervi anche di manifestare la vostra
disponibilità a farvi interpreti, in caso di elezione, delle istanze dei
cittadini che già oggi vivono i disagi legati alla presenza delle centrali a
biogas e biomasse e di quelli che si stanno opponendo con tutte le loro forze
alla realizzazione di ulteriori centrali, ma in condizioni di netta inferiorità
a causa di un quadro normativo pesantemente squilibrato a favore di alcuni
interessi economici.
Vi chiediamo
quindi di dichiarare la vostra disponibilità ad operare affinché le distorsioni
e le gravi tensioni indotte da una proliferazione indiscriminata di impianti a
biogas e biomasse siano prontamente corrette ed in particolare a:
●
agevolare il diritto di audizione dei Comitati per la salute e
l'ambiente che si oppongono alla proliferazione speculativa delle centrali a
biogas e biomasse;
●
contrastare le attuali proposte in itinere di modifica della
Direttiva 2011/92/UE sulla Valutazione
di Impatto Ambientale, nelle parti in cui, in generale, renderebbero più
agevole, rispetto alla attuale situazione, l’insediamento degli impianti in
questione, con particolare attenzione alle parti che escluderebbero l’
assoggettamento a procedura di screening o di VIA, eludendo l’applicazione integrale e per tutti
gli impianti dei criteri di cui all’ All. III della medesima direttiva, ovvero
senza tener conto, oltre che della taglia degli impianti, anche del cumulo con
altri progetti, delle utilizzazioni delle risorse naturali, della capacità di
carico ambientale del contesto in cui si propone l’impianto, della densità
della popolazione, ecc…
●
contrastare le proposte di modifica della Direttiva 2011/92/UE
nelle parti in cui consente discrezionalità alle autorità procedenti di
identificare e determinare il pubblico, interessato nel procedimento, nonché
nella discrezionalità della definizione del prerequisito di “effetti
significativi” ai fini dell’assoggettamento a screening e/o a VIA;
●
introdurre l’ obbligo di giustificazione concreta delle reali
esigenze di insediamento dei progetti proposti, nelle pianificazioni locali e
sovaralocali, come presupposto per la procedibilità degli iter
autorizzativi;
●
sostenere proposte di revisione normativa del D. Lgs. 387/03 nel
senso di una riconsiderazione del carattere di opera di pubblica utilità
urgente indifferibile delle centrali a biogas e biomasse e della definizione di
linee guida a maggior tutela dei valori residenziali, culturali, ambientali,
storici, agricoli e paesaggistici;
●
operare una sostanziale riduzione del livello eccessivamente
elevato degli incentivi concessi a fonti energetiche di discutibile
“rinnovabilità” e tali da determinare – come purtroppo è ormai possibile
verificare nei fatti – pesanti impatti ambientali e socioeconomici oltre che
gravi distorsioni nel settore economico dell'agricoltura ma anche nel mercato
immobiliare;
●
introdurre provvedimenti normativi al fine di applicare, in sede di autorizzazione, anche
l’obbligo, a carico del proponente del risarcimento dei possibili danni a terzi
e dei costi esterni del progetto, in termini di salute e svalutazione
patrimoniale, con obbligo di garanzia fideiussoria delle cifre stabilite, ai
fini della cantierabilità dell’ eventuale impianto autorizzato;
●
Introdurre obblighi normativi per la definizione del quadro
epidemiologico della situazione ante-operam, ai fini della possibilità di
valutazione degli eventuali impatti sanitari post-operam;
●
introdurre obblighi normativi per la predisposizione, ai fini
dell’ottenimento delle autorizzazioni dei progetti, di un contestuale piano di
riduzione delle emissioni che assicuri un saldo pari almeno zero del livello di
emissioni inquinanti per il particolato
e per i relativi precursori, almeno per le aree considerate e/o definite a
rischio di superamento dei valori limite ambientali.
●
proporre provvedimenti legislativi che incentivino in modo più
incisivo gli interventi a favore del risparmio energetico e del miglioramento
della qualità dell'aria.
9 Marzo 2013
Nessun commento:
Posta un commento