Le linee principali di questo
Atto, pensato per un medio-lungo periodo, prevedono anzitutto un incremento
della raccolta differenziata, i cui livelli sono già piuttosto elevati, fino a
raggiungere l’obiettivo prefissato del 67% nel 2014; e in secondo luogo un
processo di recupero, trattamento e smaltimento dei rifiuti, fra cui il TMB,
cioè il Trattamento Meccanico Biologico (il piano dettagliato può essere
visionato a questo link).
Queste misure renderanno possibile la chiusura di un
inceneritore (quello di Cavazzoli, nel 2012); secondo le stesse parole di Mirko Tutino, Assessore
alla Pianificazione e all’Ambiente della Provincia di Reggio Emilia, quello
proposto è “un modello che, se adottato in tutte le province
emiliano-romagnole, consentirebbe di spegnere almeno la metà dei
termovalorizzatori e superare gradualmente la tecnologia legata
all’incenerimento”.
Il caso di Reggio Emilia non è isolato: a Varese ad esempio, a fronte di un aumento della popolazione, si assiste a un decremento della produzione dei rifiuti urbani e a un incremento della raccolta differenziata, tale da scongiurare l’eventuale costruzione di un altro impianto di incenerimento.
Questi esempi dimostrano che gli inceneritori non sono necessari, se c’è la volontà politica di farne a meno. Ci auguriamo che strategie di questo tipo conoscano una sempre maggiore diffusione e che siano sempre più numerose le Amministrazioni capaci di scelte così lungimiranti.
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