sabato 12 novembre 2011

RESOCONTO - INCONTRO VARIANTE N.T.A. DEL 10/11/2011











Postiamo oggi il resoconto dell’incontro tenutosi giovedì 10 novembre 2011 tra l’Amministrazione Comunale di Serramazzoni, i rappresentanti dei gruppi di minoranza e quelli di diverse associazioni di agricoltori. L’invito a partecipare, che abbiamo postato ieri, era esteso anche a due dirigenti dell’area Territorio e Ambiente della Provincia di Modena, che tuttavia non hanno presenziato alla riunione, così come non era presente l'assessore all'Ambiente del Comune di Serramazzoni, mentre i rappresentanti del Comitato sono stati convocati in seconda battuta, su esplicita richiesta da parte nostra.

Come anticipato ieri, tema dell’incontro era stimolare una riflessione collettiva sulla variante alle N.T.A. proposta dall’Amministrazione nel corso del Consiglio Comunale del 29 settembre u.s., volta a stabilire una distanza minima di 2 km dai centri abitati per gli impianti a biomasse che si volessero costruire in futuro nel territorio del Comune di Serramazzoni.
Innanzitutto, abbiamo avuto il piacere di vedere condivisa la nostra opposizione all’impianto di San Dalmazio da parte di tutti i rappresentanti di categoria: è stato concordemente osservato, infatti, che il suddetto impianto sarebbe completamente estraneo a qualsiasi logica di tipo agricolo, essendo, per la tecnologia scelta e per la potenza dell'impianto, completamente avulso dalle esigenze del nostro territorio. I rappresentanti delle associazioni di agricoltori si sono dichiarati disponibili a dare il loro contributo all’elaborazione di linee guida, che da un lato permettano di tutelare il territorio e dall’altro non impediscano la realizzazione di impianti virtuosi, collegati ad aziende attive e alle relative produzioni.

Ma qui sorgono i problemi. Il Comitato, come si legge nell’intervento del Presidente postato ieri, ha indicato alcune delle caratteristiche che permetterebbero di operare una cernita tra impianti diversi, in modo tale da escludere futuri tentativi di spacciare inceneritori di dimensioni industriali per piccoli impianti a biogas. Ma questi rilievi, sollecitati dall’Amministrazione stessa, rischiano di porsi in contrasto con una Legge Regionale che, allo stato attuale, è ampiamente permissiva. Le strade possibili sono perciò due: la prima, limitarsi rigidamente alla norma regionale, che consentirebbe di inserire distanze di tutela dai centri abitati  solo per gli impianti di produzione di energia elettrica che non operino in assetto cogenerativo; la seconda, intraprendere un tentativo di introdurre criteri di valutazione e selezione degli impianti pensati sulle reali esigenze del territorio, consapevoli però che allo stato attuale la legge regionale va in tutt’altra direzione. 

La sensazione è che si stia semplicemente prendendo (e perdendo) tempo: si sollecita la partecipazione dei rappresentanti di categoria per ingraziarseli, consapevoli che a livello normativo il Comune può fare ben poco, con operazioni che sembrano già demagogicamente orientate alla campagna elettorale.
In particolare, ci sembra preoccupante e inaccettabile che, come emerso nel corso della discussione, l’Amministrazione Comunale continui a giudicare poco praticabile la via della condivisione con i cittadini di scelte gravose (e i cui risultati ricadrebbero pesantemente sulle loro teste) come quelle relative agli impianti in oggetto. 
Data la complessità della materia, la scarsa diffusione delle competenze necessarie per giudicare la qualità e l’impatto di tali impianti, l’incertezza della normativa (continuamente soggetta a revisione - fatto stesso che ne denuncia l'inadeguatezza), ci sembra imprescindibile una discussione la più ampia possibile fra tutti i soggetti coinvolti, e dunque cittadini in primis, di ogni progetto di impianti simili che venga proposto. In caso contrario, infatti, il rischio è quello di veder proliferare comitati, come in effetti sta accadendo ovunque in Italia, con disagi, sperperi e sofferenza che si potrebbero facilmente evitare.


Concludiamo sostenendo che la vera, unica, possibile soluzione è pervenire in tempi brevi a una modifica della legge regionale. E' pertanto indispensabile un'azione sinergica da parte di forze politiche e istituzionali che convergano verso la definizione di linee guida condivise, che possano contribuire a diradare le nebbie di una normativa confusa, da cui conseguono l'attuale situazione di caos relativo alle tipologie di impianti ammissibili e il proliferare indiscriminato degli stessi sul territorio. 


In questo senso e in quest'ottica, è fondamentale l'azione di controllo costruttivo svolto dai comitati, di cui auspichiamo una presenza sempre più massiccia e coordinata. 





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