lunedì 9 gennaio 2012

INCENTIVI ALLE BIOMASSE AGRICOLE



Confederazione Italiana Agricoltori ha inviato ai ministri Catania, Clini e Passera un documento in cui il suo Presidente, Giuseppe Politi, presenta una serie di proposte riguardanti il settore delle energie rinnovabili in ambito agricolo.
In particolare, il testo si focalizza ovviamente sulla questione degli incentivi per gli impianti che forniscono energia elettrica da biomasse: si tratterebbe di erogare maggiori contribuiti agli impianti più piccoli, diminuendo i finanziamenti in maniera progressiva con il crescere della potenza, fino a 1MWe. La produzione di energia elettrica non dovrebbe comunque avvenire per esclusivo autoconsumo, ma in vista della sua immissione sul mercato energetico.

In altre parole, proprio la Confederazione degli Agricoltori, che dovrebbe avere a cuore le sorti del territorio e l’uso primario dei terreni per il settore agroalimentare, spinge fortemente per uno spostamento d’interesse verso un settore – quello dell’energia da biomasse – che, di per sé evidentemente non redditizio, se necessita di incentivi, si vuole tuttavia portare ad essere dominante.

Ci domandiamo perché. E la risposta, naturalmente, è che devono essere sostenuti a tutti i costi gli interessi di grandi gruppi, quelli che dominano il mercato delle cosiddette rinnovabili: non dimentichiamo infatti che fra i maggiori sostenitori delle energie pulite ci sono alcune tra le multinazionalli più potenti al mondo, che gestiscono le nuove tecnologie (tra cui le nanotecnologie e l’ingegneria genetica) in grado di trasformare le biomasse in prodotti altamente redditizi.

A pagare, altrettanto naturalmente, sono sempre i cittadini, sia con i propri denari che vanno a costituire gli incentivi statali, sia con la propria salute, danneggiata dal proliferare di impianti sul territorio. Sì, perché le biomasse non sono innocue, non sono pulite, non hanno un impatto zero sull’ambiente, come si tenta di far credere, bensì al contrario incidono notevolmente sull’inquinamento atmosferico, anche attraverso la produzione di polveri sottili.
Ciò è talmente vero che, ad esempio, il Comune di Ancona ha recentemente diffuso un’ordinanza mirata a limitare fortemente l’uso di qualsiasi impianto a biomasse già esistente sul territorio (compresi i camini domestici, se presente altra fonte di riscaldamento), a partire dal 29 dicembre u.s., proprio per cercare di contenere gli elevati livelli di inquinamento sul territorio comunale.

E’ pertanto inaccettabile che si ignorino dati di fatto inoppugnabili e si prosegua imperterriti verso la devastazione sistematica del territorio, sia quello già gravemente compromesso dagli insediamenti industriali, sia quello ancora (per poco?) relativamente pulito. Per di più, incoraggiando gli agricoltori a destinare terreno alla produzione di materiali da bruciare!

Si devono evitare simili aberrazioni; si deve evitare di saccheggiare le risorse boschive, danneggiando il territorio sia attraverso la realizzazione di strade per permettere l’accesso ai boschi, sia attraverso l’abbattimento dei naturali sistemi drenanti che evitano frane e smottamenti; si deve evitare di pensare che molti impianti piccoli non siano dannosi, perché il bilancio complessivo è ugualmente inquinante.

E’ quanto mai urgente una revisione della normativa che introduca una disciplina più rigida nell’attuale caos, che, di fatto, permette e anzi agevola la realizzazione quasi incontrollata degli impianti a biomasse, attraverso l’introduzione di una serie di valutazioni d’insieme che vadano a considerare attentamente il contesto generale entro cui tali impianti andrebbero a inserirsi.

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