mercoledì 4 gennaio 2012

LA TRUFFA DELLA BIOMASSA


Torniamo sull’argomento biomasse, quanto mai attuale in Italia e nella nostra Regione, prendendo spunto da un volume uscito a cura dell’ETC Group, significativamente intitolato Earth Grab (Il furto della terra), i cui contenuti sono stati ripresi in questi giorni in rete e dalla stampa internazionale, fra cui “The Ecologist” (in italiano, si possono leggere gli articoli usciti sul "Manifesto" e sul "Corriere della sera" ).

Ciò su cui si punta a richiamare l’attenzione è un fatto molto semplice, osservabile, alla portata di tutti: a livello planetario, l’esiguità delle biomasse – già abbondantemente saccheggiate per gli usi più disparati – basta appena a garantire le funzioni ecologiche di base per un corretto equilibrio dell’ecosistema: regolazione del clima, del ciclo dell’acqua, protezione contro i fenomeni di erosione etc. Da ciò, un’ovvia e conseguente domanda: le ridotte riserve disponibili come potranno reggere all’attacco dei “signori delle biomasse”, i Biomassters delle grandi multinazionali (Monsanto, DuPont, BP etc.), le quali, in nome di una sedicente “economia verde” (che in realtà non è affatto tale), sono pronti ad azzerarle?

Il ciclo perverso che si profila può essere descritto, ad esempio, partendo dal caso dell'energia da biomassa. Anziché cercare strade alternative sostenibili, attualmente molte amministrazioni e molti governi incentivano gli impianti a biomassa, proponendoli come soluzione per la produzione di energia “pulita” ma anche, non tanto secondariamente, per la gestione dei rifiuti.
In altre parole, creano un mercato artificialmente e artificialmente lo sostengono (attraverso il meccanismo dei finanziamenti concessi agli imprenditori), senza risolvere il problema a monte, ma semplicemente spostandolo nello spazio e nel tempo: nello spazio, andando a cercare la biomassa dove c’è (per ora), cioè nei paesi del Sud del mondo; nel tempo, semplicemente ritardando (di pochi anni) il momento in cui nemmeno la biomassa potrà più sostituire i combustibili fossili. 

Ma, a differenza del petrolio, la biomassa è indispensabile all’uomo per la vita. Senza contare che gli approvvigionamenti di biomassa da parte delle multinazionali si basano sul furto della terra a danno delle popolazioni indigene (di Africa, Asia e Sud America). Senza contare che, nel tentativo di incrementarne la produzione, si ricorrerà a interventi chimici e genetici che distruggeranno la biodiversità e comprometteranno gravemente l’ecosistema. Senza contare che, nel caso del nostro esempio, la biomassa deve essere trasportata nei rispettivi Paesi di utilizzo e questo provocherà inquinamento. Senza contare che in loco verrà bruciata, spesso insieme a rifiuti di varia tipologia, generando ulteriori forme di inquinamento.

Come si può avere il coraggio di chiamare "bioeconomy" o "green economy" questa enorme speculazione finanziaria? Come si può chiamare "pulita" l'energia prodotta in questo modo?
E' tempo di comprendere la necessità urgente e improcrastinabile di cambiare strada e cercare soluzioni radicalmente diverse, davvero sostenibili nel lungo periodo.

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