giovedì 22 settembre 2011

ULTIMO RAPPORTO SEPA SUL DISSOCIATORE MOLECOLARE DI DUMFRIES (SCOZIA)

Oggi vorremmo parlare dell’impianto di Dumfries, in Scozia: si tratta di un dissociatore molecolare (foto) del tutto simile a quello che si vuole costruire a San Dalmazio, che costituisce una sorta di prototipo su scala industriale per questa tipologia di impianti e dunque un punto di riferimento imprescindibile per la loro valutazione complessiva.

L’impianto, attivo dal 2009, ha subito una prima battuta di arresto per diversi mesi, fino ad aprile 2010, e poi una definitiva sospensione delle attività dal 14 aprile 2011, per problemi di corrosione di una caldaia, provocata dal syngas, che ne richiederanno la sostituzione.
Il danneggiamento della caldaia è provocato dalla qualità del gas di sintesi prodotto: derivando da materiali eterogenei, tra cui rifiuti urbani, il gas è talmente corrosivo che nemmeno il processo di purificazione cui viene sottoposto è sufficiente a migliorarne la qualità; questo fatto provoca, oltre al deterioramento dei componenti dell’impianto, anche emissioni nocive in atmosfera.
La ripresa del funzionamento è prevista per i primi mesi del 2012: nei quasi tre anni dalla sua costruzione, insomma, l’impianto ha funzionato correttamente per pochi mesi.

Ma vogliamo basare le nostre osservazioni su dati oggettivi, e a questo scopo riassumiamo il contenuto dell’ultimo report della SEPA (ente scozzese svolgente funzioni analoghe all’ARPA italiana; sito internet: www.sepa.org.uk) sul funzionamento del gassificatore di Dumfries, firmato da Jim McIntyre in data 16 settembre 2011.
Il documento originale, in inglese, ci è stato gentilmente inoltrato da un Comitato con cui collaboriamo strettamente e che in Toscana si è battuto contro la costruzione di impianti simili a quello che si vorrebbe realizzare a San Dalmazio: si tratta del Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti Valdera (sito internet: www.cgcrvaldera.it).



Il rapporto sintetizza inizialmente le caratteristiche dell’impianto: si tratta di un inceneritore a recupero energetico, sottoposto alla normativa relativa agli inceneritori di rifiuti. Accoglie sia rifiuti non pericolosi sia rifiuti pericolosi, trattandoli entrambi termicamente, su due linee separate ma identiche, ciascuna delle quali è composta di quattro camere primarie di gassificazione, da cui esce un gas di sintesi (syngas) che viene bruciato in una camera secondaria di combustione e utilizzato per alimentare una turbina, che produce elettricità [si tratta, in sostanza, di un impianto ESTREMAMENTE SIMILE a quello che si vorrebbe realizzare a San Dalmazio, ndr].

Viene poi ripercorsa sinteticamente la storia dell’impianto: l’autorizzazione è stata rilasciata nel maggio 2009 e i primi materiali legnosi sono stati trattati nell’ottobre dello stesso anno, per passare ai rifiuti urbani nel dicembre 2009. Sono poi sorti problemi all’impianto, precisamente ai tubi della caldaia (attribuiti alle alte temperature e alla corrosione provocata dal gas, come accennato sopra), che ne hanno impedito il funzionamento fino ad aprile dell’anno successivo: il trattamento dei rifiuti è ripreso precisamente il 29 marzo 2010.

Per tutto il 2010 e il 2011, si è riscontrato che le scarse prestazioni delle caldaie hanno seriamente compromesso l’efficienza operativa dell’impianto e ostacolato il funzionamento: a causa di ciò, è stato avviato un nuovo progetto per sostituire le caldaie ed è stata presentata una richiesta di variante ad hoc. Le attività di combustione si sono interrotte il 14 aprile 2011 e non riprenderanno fino alla installazione delle nuove caldaie (prevista non prima della fine di dicembre 2011 o dell’inizio di gennaio 2012). Si prevede che la produzione di energia sarà attiva dal marzo 2012.

La relazione riporta l’elenco dei controlli a cui l’impianto è sottoposto; un paragrafo è dedicato agli incidenti occorsi nel periodo di funzionamento dell’impianto, ossia dalla fine di marzo 2010 all’aprile 2011: ci sono stati 45 reclami per rumore, 38 attivazioni della torcia di sicurezza [che brucia il syngas direttamente in ambiente, SENZA ALCUN PRETRATTAMENTO, ndr], 1 guasto all’impianto, 4 guasti al sistema di monitoraggio continuo delle emissioni e 284 NOTIFICHE DI SUPERAMENTO DEI LIMITI PREVISTI PER LE EMISSIONI (che il report elenca dettagliatamente), prima che il sistema si attivasse per riportarle entro i range di legge.

SEPA svolge un’intensa e costante attività di monitoraggio sul funzionamento dell’impianto, riceve regolarmente relazioni e vigila sui dati prodotti. Nel breve periodo di funzionamento dell’impianto, ha scritto due volte alla ditta che lo gestisce: una prima volta riguardo la gestione dei rifiuti e un’altra a proposito del superamento del limite massimo consentito per i livelli di diossina, verificatosi in data 5 aprile 2010.

Tutti i dati relativi a emissioni, sforamenti dei limiti, incidenti etc., nonché lo stesso report di cui sono stati riassunti i contenuti, sono disponibili qui.




In conclusione, impianti come quello di Dumfries e quello di San Dalmazio NON DEVONO e NON POSSONO essere considerati impianti per il recupero dell’energia, dal momento che, ad esempio nel caso del gassificatore/inceneritore scozzese, il recupero energetico teorico si aggira intorno al 16%, mentre la sua reale funzione è la stessa di una discarica: smaltire semplicemente i rifiuti. Detto altrimenti, per ogni chilogrammo di materiali utilizzati dall’inceneritore si produrrà l’equivalente, in termini di scorie solide e pericolose (che andranno a finire in discariche speciali) e di scorie invisibili, ma altrettanto perniciose, come nanopolveri (attualmente NON ESISTONO FILTRI IN GRADO DI TRATTENERLE), diossine, furani, metalli pesanti, che finiranno nell’aria.

Ma l’aspetto forse più perverso di tutta la faccenda è che, una volta costruiti, gli inceneritori VANNO ALIMENTATI CONTINUAMENTE perché possano rimanere efficienti e convenienti; il rischio è di entrare in un circolo vizioso, che finirà addirittura per ostacolare una corretta gestione dei rifiuti attraverso il loro recupero: si continuerà a spendere per produrre inutilmente rifiuti, si spenderà per bruciare (e l’energia recuperata, una volta cessati gli incentivi, non sarà conveniente), si spenderà per tentare di arginare gli effetti nefasti dell’inquinamento provocato da questi impianti. Ha un senso, tutto ciò?

Negli USA non si costruiscono più inceneritori da oltre un decennio e la raccolta differenziata ha raggiunto livelli altissimi in grandi città, come New York e San Francisco, convertite alla strategia “Rifiuti Zero”. In nord Europa si sta seguendo la stessa strada. E L’ITALIA?

Il Comitato ha chiesto, in data 23/08/2011, di poter visitare il dissociatore molecolare di Peccioli in Toscana: ad oggi non abbiamo ancora ricevuto nessun invito. Sappiamo che attualmente l'impianto di Peccioli, che è stato costruito dalla stessa azienda che dovrebbe realizzare l'impianto di San Dalmazio, è fermo per manutenzione.
Chiediamo all'ARPAT Toscana di rendere pubblici i dati su questo impianto, come ha fatto la SEPA scozzese, perché per i cittadini è importantissimo capire se anche l'impianto italiano ha avuto gli stessi problemi. Confidiamo in una maggiore collaborazione tra enti e cittadini, soprattutto su queste fondamentali questioni, che riguardano la salute di tutti.

1 commento:

  1. la follia umana dettata dal business non ha limiti. Cosa erediteranno i nostri figli? La contaminazione di un intero territorio? Per l'interesse di chi? Leggere questo post è inquietante...liquidi corrosivi, nanoparticelle, diossine....ci manca solo il plutonio....
    Chi pianifica e progetta queste cose è un nemico del genere umano.
    Pier B. & fam.

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